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UOMO PELLEGRINO NELLA GIOIA E VERSO LA GIOIA PDF Stampa E-mail
Notizie - Ultime
Scritto da Administrator   
Domenica 08 Aprile 2012 11:24

PER-CORRERE LA VITA BUONA DEL VANGELO:

UN PELLEGRINAGGIO ATTRAVERSO I MISTERI DEL ROSARIO

“L’UOMO PELLEGRINO NELLA GIOIA E VERSO LA GIOIA”

La gioia: alcune considerazioni generali
• Termine assai ampio e spesso abusato
• La gioia come aspirazione fondamentale dell’uomo, manifesta o nascosta in ogni pensiero ed azione, distribuita su tutto l’arco della vita1
• vari sentimenti all’interno della categoria della gioia
• vari livelli di gioia
• vari sinonimi (gioia, gaudio, letizia, felicità, contentezza…)
• varie letture e significati della gioia (ciò che per alcuni è gioia per altri può essere dolore; pensiamo ad esempio alle tante testimonianze dei malati che portiamo in pellegrinaggio e parlano della loro “croce” come una gioia, una grazia: sarebbe inconcepibile e inaccettabile per altri)
• l’ampiezza della gioia nei misteri gaudiosi: i misteri della gioia presentano situazioni/episodi con un’intensità di gioia diversa; il centro dei misteri gioiosi può essere individuato nella nascita di Gesù, dal quale e verso il quale tutti gli altri misteri tendono e acquistano significato pieno La gioia: alcune considerazioni bibliche
• tema assai ricorrente nella Scrittura che viene proposto con sfumature diverse2
• il pellegrinaggio nella Scrittura è all’insegna della gioia, è segnato/caratterizzato/contraddistinto dalla gioia:

- infatti il senso stesso della Scrittura è proprio questo: “queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia piena” (1Gv 1,4)3; dall’ascolto della Parola che fa ardere il cuore come ai discepoli di Emmaus (Lc 24,32) nascono le azioni che caratterizzano la vita del cristiano

- Il pellegrinaggio improntato alla gioia va tuttavia affrontato vivendo le difficoltà della vita e tenendo fisso lo sguardo su Gesù (“Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia , corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori,
perché non vi stanchiate perdendovi d’animo“, Eb 12,1-3) affinché la nostra gioia sia piena (“Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”, Gv 15,9-11)
- La gioia dell’incontro col Cristo e della salvezza delle anime è la meta del nostro pellegrinaggio (“Perciò siete ricolmi di gioia , anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.” 1Pt 1,6-9)
La gioia: alcune considerazioni metodologiche
• per ogni mistero vengono proposti i passi biblici di riferimento
• gli spunti di riflessione fanno riferimento a tutti i passi biblici indicati
• i misteri vengono riletti attraverso la categoria del pellegrinaggio: quindi l’attenzione viene focalizzata sui verbi che indicano il movimento
• la ripetizione di alcune parole vuole sottolineare le attenzioni formative dell’associazione; in particolare:
- “per-correre”: è il termine che caratterizza il cammino formativo dei giovani
- “tappa, meta, sentiero, via, passi”: sono le parole che entrano in relazione col “percorrere” e segnano il tracciato del cammino
- “verso e con”: sono le parole che indicano il carisma dell’Unitalsi e che si trovano ripetute nei primi due articoli dello Statuto5
- “con-siderazioni”: è la parola che invita alla riflessione al termine di ogni mistero, cercando di evidenziare il senso del servizio associativo (con-siderazioni= guardare insieme verso la luce del cielo)

I misteri della gioia nella Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae di Giovanni Paolo II
Il primo ciclo, quello dei 'misteri gaudiosi', è effettivamente caratterizzato dalla gioia che irradia dall'evento dell'Incarnazione. Ciò è evidente fin dall'Annunciazione, dove il saluto di Gabriele alla Vergine di Nazareth si
riallaccia all'invito alla gioia messianica: « Rallegrati, Maria ». A questo annuncio approda tutta la storia della salvezza, anzi, in certo modo, la storia stessa del mondo. Se infatti il disegno del Padre è di ricapitolare
in Cristo tutte le cose (cfr Ef 1, 10), è l'intero universo che in qualche modo è raggiunto dal divino favore con cui il Padre si china su Maria per renderla Madre del suo Figlio. A sua volta, tutta l'umanità è come racchiusa nel fiat con cui Ella prontamente corrisponde alla volontà di Dio. All'insegna dell'esultanza è poi la scena dell'incontro con Elisabetta, dove la voce stessa di Maria e la presenza di Cristo nel suo grembo fanno « sussultare di gioia » Giovanni (cfr Lc 1, 44). Soffusa di letizia è la scena di Betlemme, in cui la nascita del Bimbo divino, il Salvatore del mondo, è cantata dagli angeli e annunciata ai pastori proprio come « una grande gioia » (Lc 2, 10).
Ma già i due ultimi misteri, pur conservando il sapore della gioia, anticipano i segni del dramma. La presentazione al tempio, infatti, mentre esprime la gioia della consacrazione e immerge nell'estasi il vecchio Simeone, registra anche la profezia del « segno di contraddizione » che il Bimbo sarà per Israele e della spada che trafiggerà l'anima della Madre (cfr Lc 2, 34-35). Gioioso e insieme drammatico è pure l'episodio di Gesù dodicenne al tempio. Egli qui appare nella sua divina sapienza, mentre ascolta e interroga, e sostanzialmente nella veste di colui che 'insegna'. La rivelazione del suo mistero di Figlio tutto
dedito alle cose del Padre è annuncio di quella radicalità evangelica che pone in crisi anche i legami più cari dell'uomo, di fronte alle esigenze assolute del Regno. Gli stessi Giuseppe e Maria, trepidanti e angosciati, «
non compresero le sue parole » (Lc 2, 50). Meditare i misteri 'gaudiosi' significa così entrare nelle motivazioni ultime e nel significato profondo della gioia cristiana. Significa fissare lo sguardo sulla concretezza del mistero dell'Incarnazione e sull'oscuro preannuncio del mistero del dolore salvifico. Maria ci conduce ad apprendere il segreto della gioia cristiana, ricordandoci che il cristianesimo è innanzitutto euanghelion, 'buona notizia', che ha il suo centro, anzi il suo stesso contenuto, nella persona di Cristo, il Verbo fatto carne, unico Salvatore del mondo.

L’ANNUNCIAZIONE
[Lc 1,26-38; Mt 1,18-24]
• Per-correre la via verso il disegno di Dio:
- attraverso la Parola Dio aveva creato il mondo (Gen 1 e 2), accompagnato/sostenuto/corretto il popolo di Israele e guidato i passi verso la salvezza; ora la promessa dei profeti a Israele di incontrare il Messia trova una formulazione chiara nell’annuncio dell’angelo a Maria
- Dio manda sempre in “pellegrinaggio” la sua Parola perché possa essere incontrata dall’uomo, perché l’iniziativa parte sempre da Dio
- lo Spirito che aleggiava sulle acque nella notte della creazione e aveva accompagnato il pellegrinaggio di Israele verso la terra promessa, adesso trova Maria come arca della “nuova alleanza”

- l’annuncio di Dio trova finalmente una casa tra le mura di Nazareth e nel grembo di Maria:
l’angelo è apostolo di gioia, infatti le presenta l’annuncio della gioia più grande e la Parola di Dio trova dimora
- la grazia del Signore viene riversata nel grembo di Maria che così si trova a collaborare in modo specialissimo al progetto di salvezza
• Per-correre la via verso il “si” di Maria:
- la sofferenza, la mortificazione e il rifiuto della Parola sin dall’inizio della creazione avevano spesso caratterizzato il cammino dell’uomo, ma finalmente stavolta il “si” di Maria segna una tappa assoluta della storia della salvezza
- Maria è serva del Signore perché disposta ad obbedire alla Parola, a svuotare se stessa per fare spazio alla Parola, a lasciarla vivere e crescere dentro di sé fino a riempirle e dare senso a tutta la sua esistenza
- l’annuncio del Signore è un continuo “avvento”, cioè un continuo venire/rivolgersi all’uomo affinché dalla sua proposta possa scaturire la libera e gioiosa adesione dell’uomo al progetto di salvezza
- la Parola del Signore è sempre proposta che attende una risposta, ma senza mai forzare le scelte dell’uomo che dunque esercita la sua libertà
• Per-correre la via verso il “si” di Giuseppe:
- il progetto di salvezza passa anche per il “si” di Giuseppe il quale viene aiutato dal Signore a comprendere il vero significato di quella gravidanza
- Giuseppe è un uomo giusto e saggio che vuole osservare la Parola del Signore e non sa bene cosa fare e proprio il Signore manda a lui l’angelo (ancora una volta apostolo di gioia) per indicargli il sentiero di salvezza che era stato intrapreso
- il Signore rispetta la libertà di scelta di Giuseppe, il quale passa dal sonno dell’indecisione al risveglio gioioso che non conosce più incertezze ma soltanto adesione al progetto divino Alcune con-siderazioni:
- l’annuncio/ascolto della Parola sono fondamentali nella vita dell’unitalsiano e guidano il suo agire; senza la Parola di Dio l’unitalsiano perde l’orientamento e smarrisce il senso dei suoi passi
- il “si” dell’unitalsiano si innesta in quello di Maria perché lei è figura di ogni credente e della Chiesa intera: ciò che è accaduto in lei può e deve accadere in ciascuno di noi
- il “si” dell’unitalsiano si innesta anche in quello di Giuseppe e ne segue le orme tutte le volte in cui le vicende il progetto di Dio sembra/appare incomprensibile perché solo dall’ascolto fedele e paziente possono conseguire scelte adeguate
- il “si” di Santa Bernadette al progetto divino è pienamente e radicalmente innestato nel “si” di Maria: l’incontro con la Vergine Immacolata che concepisce il Verbo nel suo grembo senza macchia orienterà parole e atteggiamenti di Bernadette
• E noi: sappiamo ascoltare i messaggi di Dio? Sappiamo fare buon uso della nostra libertà?
LA VISITAZIONE
[Lc 1,39-45]
• Per-correre la via verso la condivisione della gioia
- Maria percorre con gioia la via verso la cugina Elisabetta per condividere con lei la gioia: la gioia va condivisa; può esistere la gioia senza condivisione? È proprio l’esperienza della condivisione che rende reale, palpabile, credibile la gioia, altrimenti sarebbe un’esperienza individuale, sconosciuta; solo raccontandola la gioia viene ad esistenza, solo condividendola viene riconosciuta come tale; il racconto e la condivisione non impoveriscono la gioia in sé, anzi addirittura la moltiplicano
- Elisabetta è immagine del popolo di Israele che attende da tempo la venuta del Messia ed è capace di riconoscerlo e accoglierlo con gioia
- Maria non è rimasta immobile davanti all’annuncio straordinario dell’angelo: la Parola accolta nel grembo diventa immediatamente spinta alla condivisione, invito a mettersi in moto e portare ad altri un dono che non si impoverisce nella condivisione, bensì diventa sempre più ricco
- grazie a Maria anche Gesù, prima ancora di nascere, è in movimento verso gli altri, profetico anticipo della sua missione itinerante che lo vedrà portatore della parola che aiuta e salva
• Per-correre la via verso un incontro “viscerale”
- il grembo della Vergine sembra da subito pulsare vita: coloro che portano/annunciano la Parola come dono sanno di essere portatori di vita nuova

- il bambino nel grembo di Elisabetta sussulta di gioia appena ascolta la voce/il saluto di Maria: riconosce la voce di Colei che ha dato una dimora alla Parola; l’incontro delle due madri è anche l’occasione per l’incontro dei due figli che portano in grembo (Gesù e Giovanni Battista) e il loro rapportarsi (Giovanni sarà l’amico dello Sposo che è Gesù, vedi Gv 3,28-30)
- nel grembo di Elisabetta vive la promessa e nel grembo di Maria il compimento della promessa: il riconoscimento tra promessa e adempimento genera sussulto di gioia
- l’incontro col Signore è sempre dono dello Spirito che fa sussultare di gioia le nostre viscere
• Per-correre la via verso il ritorno a casa
- riconoscere l’avvento della salvezza significa anche percorrere la via della lode lasciando che il canto di gioia irrompa nella nostra vita e possa allietare la nostra casa (quotidianità)
- la condivisione della gioia non viene interrotta dal ritorno verso casa di Maria; la gioia, una volta comunicata/riconosciuta/condivisa, unisce Maria e Elisabetta in un vincolo che non ha bisogno di ulteriore tempo per mantenersi vivo perché ormai ha aperto una relazione con l’eternità di Dio
- Maria ritorna verso casa, verso Giuseppe, verso i doveri familiari, verso il luogo nel quale è chiamata a testimoniare quella fede che l’ha resa Madre di Dio Alcune con-siderazioni:
- rendere un servizio ai malati è una gioia che va testimoniata e fatta conoscere perché propria del nostro essere cristiani: l’unitalsiano approccia il suo servizio con gioia e senza secondi fini, e non manca di portare ad altri la sua esperienza perché dal racconto possa scaturire il desiderio, di condividerne l’esperienza stessa e seguirne e i passi
- l’unitalsiano è testimone della gioia: la gioia si testimonia con le parole, con i gesti, con lo sguardo; l’importante è trovare e scegliere il canale di comunicazione capace di trasmettere l’esperienza della gioia
- servire Cristo nei fratelli ammalati, sofferenti e disabili è una sensibilità propria dell’unitalsiano per la quale ringrazia sempre il Signore tale dono
- l’unitalsiano vive il servizio verso gli ammalati, i sofferenti e i disabili con amore viscerale, come servizio al Cristo sofferente presente nella Chiesa, e non certamente per altre (e meno nobili) motivazioni
- l’unitalsiano è sempre tale anche quando torna nella quotidianità, anche quando non indossa “la divisa”, perché fa del suo servizio il modo specialissimo col quale accogliere e rendere feconda nel suo grembo la Parola
- Bernadette testimonia la sua gioia anche quando il suo racconto sembra compromettere la possibilità di vivere serenamente la sua quotidianità e non esita a condividere la gioia dell’esperienza delle apparizioni
• E noi: siamo portatori di gioia? Sappiamo condividere/raccontare/ testimoniare/cogliere/cercare/ riconoscere la gioia?


LA NASCITA DI GESU’
[Lc 2,1-20; Mt 2,1-12]
• Per-correre la via verso la mangiatoia:
- Maria e Giuseppe, nonostante fossero i giorni del parto, percorrono la via verso Betlemme per obbedire alla legge civile che imponeva il censimento per “tutte le genti”: essere depositari di a un annuncio straordinario non significa astrarci dalla storia, ma vivere il tempo con i suoi obblighi e le sue preoccupazioni
- non è il censimento per “tutte le genti” (cioè il mondo allora conosciuto) il centro della storia, della salvezza del mondo: piuttosto, paradossalmente lo diventa proprio un semplice bambino che nasce in una piccola città di Giuda
- Maria adagia il bambino nella mangiatoia: è il pane degli angeli, il cibo disceso dal cielo che dona la gioia della vita
- la vita è più forte di ogni avversità/difficoltà e nasce proprio nella semplicità, nell’umiltà, nella povertà affinché l’uomo possa riconoscerla e accedere ad essa
• Per-correre la via dei pastori verso la grotta
- ancora una volta l’angelo del Signore è apostolo di gioia e porta l’annuncio ai pastori: proprio loro che erano così emarginati e considerati impuri diventano i primi destinatari del messaggio di salvezza: quel bambino non fa distinzioni, viene per tutti e per ciascuno
- i pastori sono i primi che credono alla Parola e percorrono senza indugio la strada che porta verso l’Emmanuele, lo riconoscono come Salvatore e testimoniano ad altri l’avvenimento suscitando il desiderio di incontrare il Bambino
- il Bambino è il segno della salvezza offerta definitivamente a chiunque accoglierà l’annuncio
- la grotta diventa una tappa fondamentale nel loro cammino di vita e una volta incontrato il Salvatore possono tornare nella loro quotidianità glorificando e lodando Dio
• Per-correre la via dei Magi verso la stella:
- è la luce del Cristo che guida/orienta il percorso dei Magi, di ogni cristiano e della Chiesa
- i Magi ci insegnano che non basta vedere il Bambino ma il pellegrinaggio segnato dalla stella induce ad adorarlo (cioè a portarlo alla nostra bocca, ad entrare in comunione con lui che è il pane di salvezza)
- coloro che, come i Magi, seguono la stella per giungere al Bambino incontrano inevitabilmente Maria, madre premurosa che ci preceda lungo la via perché lo ha già accolto e si propone come stella che guida i nostri passi verso l’incontro con Gesù
- anche i Magi, dopo aver adorato e onorato il Salvatore deponendo i doni ai suoi piedi, tornano nella loro quotidianità, ma per un’altra via perché la loro vita è cambiata dall’incontro con Gesù
Alcune con-siderazioni:
- l’unitalsiano sa che Dio sceglie ciò che è debole, come nel caso della nostra umanità, per poterla riscattare e renderla partecipe della sua vita divina attraverso questo“misterioso/mirabile/meraviglioso” scambio tra la natura umana e quella divina; conseguentemente approccia la malattia, la sofferenza, la disabilità con questa consapevolezza
- l’unitalsiano si domanda se ha incontrato davvero il Bambino nella sua vita, se l’ha guardato con gli stessi occhi dei pastori riconoscendo il lui il segno definitivo della salvezza
- l’unitalsiano accorre senza indugio e con fretta verso la Parola fatta carne perché quell’incontro da senso alla sua esistenza e qualifica il suo servizio
- l’unitalsiano è colui per il quale il Bambino nasce ogni giorno nella sua vita
- l’unitalsiano si lascia guidare dalla luce del Bambino perché tutto il suo servizio sia testimonianza della sua fede
• E noi: sappiamo incontrare Gesù? Sappiamo cogliere la gioia di Colui che è presente nell’altro, specialmente quando è malato, povero, sofferente?

LA PRESENTAZIONE DI GESU’ AL TEMPIO
[Lc 2,22-38]
• Per-correre la via verso il tempio:
- il mistero della presentazione di Gesù al tempio dice la gioia del fedele nell’osservare gli insegnamenti di Dio i quali, lungi dall’essere un peso, sostengono l’uomo nel pellegrinaggio terreno (il mio giogo è dolce e il mio carico leggero, Mt 11,30)
- attraverso la presentazione di Gesù al tempio Maria e Giuseppe si confermano docili alla legge del Signore e muovono i passi lungo il sentiero che la legge ebraica prevedeva, dimostrando ancora una volta che nonostante fossero protagonisti dell’evento di salvezza, continuavano ad osservare umilmente la legge senza sentirsi dei privilegiati9
- la presentazione di Gesù al tempio possiamo leggerla anche come una sorta di presentazione “ufficiale e pubblica” di quel Bambino, dopo la “presentazione” ai pastori e ai Magi
• Per-correre la via verso la benedizione
- il vecchio Simeone, uomo giusto e pio, aveva ricevuto la promessa che non avrebbe chiuso gl occhi prima di avere la gioia di vedere il Messia: Dio adempie sempre le sue promesse e Simeone corre incontro a Giuseppe e Maria per abbracciare quel Bambino promesso
- Simeone aveva creduto ciecamente alla Parola del Signore e la sua fiducia dirompe in un inno di lode nei confronti del Signore: adesso che aveva visto il volto della salvezza poteva andare in pace perché il suo sguardo era illuminato dal Messia, la sua vita non aveva la tenebra come meta
- l’incontro col Bambino cambia la vita di Simeone: il suo esistere/vivere diventa canto di lode (come era già successo ad esempio per i pastori) e benedizione verso Dio
• Per-correre la via verso lo stupore
- Maria e Giuseppe, nonostante non fossero nuovi ad avvenimenti straordinari, rimangono stupiti dalle parole che accompagnano l’incontro col Bambino, tuttavia neanche l’annuncio di una futura sofferenza (anche a te Maria una spada trafiggerà l’anima, Lc 2,35) può compromettere la gioia e lo stupore vissuti
- allo stupore di Maria e Giuseppe si aggiunge quello della profetessa Anna che nel contesto di preghiera e digiuno nel quale viveva giorno e notte, anche lei sperimenta la gioia dell’incontro col Bambino
Alcune con-siderazioni:
- l’esperienza del pellegrinaggio unitalsiano non esula dall’osservanza di regole e comportamenti: ma proprio dalla fedeltà e dalla coerenza si desume la capacità di avere assorbito pienamente il carisma associativo
- l’unitalsiano riesce ogni volta a “stupirsi” del dono che il Signore ha fatto all’associazione: la possibilità di servirlo nei fratelli ammalati, sofferenti e disabili e a fronte di ciò benedice il Signore per quanto ricevuto perché c’è più gioia nel dare che nel ricevere e ogni volta, dopo ogni pellegrinaggio, ci si rende conto di come quanto donato è infinitamente minore di quanto
ricevuto
- a imitazione del vecchio Simeone, l’unitalsiano è sempre pronto a correre incontro al Bambino per abbracciarlo e riconoscerlo nel volto del malato
• E noi: sappiamo spogliarci di tante maschere per offrirci agli altri così come realmente siamo? Siamo disposti a seguire/osservare il vangelo anche quando sembra essere “fuori moda”?

IL RITROVAMENTO DI GESU’ AL TEMPIO
[Lc 2,41-52]
• Per-correre la via verso la festa
- Giuseppe e Maria “educano” Gesù alla santificazione delle feste secondo la tradizione ebraica che prescriveva tre pellegrinaggi a Gerusalemme durante l’anno: a Pasqua, a Pentecoste e per la festa dei Tabernacoli
- mentre sono sulla via del ritorno Maria e Giuseppe si accorgono che Gesù non è con loro, non certo perché sono genitori poco attenti, ma semplicemente perché, secondo l’usanza ebraica, ritengono che Gesù sta tornando verso casa con gli altri parenti saliti al tempio per la Pasqua ebraica: ma il pellegrinaggio di Gesù verso il tempio di Gerusalemme ancora non è completo
- appena si accorgono che Gesù non è con loro percorrono nuovamente la strada verso il tempio di Gerusalemme: ogni pellegrinaggio, perché sia davvero una festa, non può esistere senza Gesù, ogni volta che ci si accorge della mancanza di Gesù si cade nello smarrimento
- per trovare Gesù bisogna “invertire” il nostro cammino e fare ritorno verso il luogo dove solo lui “ha resistito” (cioè Gerusalemme, il luogo in cui incontrerà poi la passione)
• Per-correre la via verso il Maestro
- Gesù rimane nel tempio, il luogo in cui stavano i maestri della legge per mostrare loro la gioia dell’incontro con la sapienza incarnata
- Gesù nel tempio è Maestro nonostante la sua giovane età (tutti erano stupiti per l’intelligenza che dimostrava con le sue risposte, Lc 2,47): lui è la Sapienza fatta carne, l’unico maestro
- Gesù ascolta i maestri della legge e li interroga invertendo l’ordine delle cose: difatti é lui la risposta alle loro domande
- Gesù suscita meraviglia per l’intelligenza a la sapienza del suo parlare, e chi ascolta e annuncia la sua Parola partecipa della stessa meraviglia
• Per-correre la via verso il cuore di Maria e Giuseppe
- è il mistero del ritrovamento di Gesù al tempio è forse il più difficile da cogliere come gioioso, perché Gesù sembra essere quasi sgarbato con i Giuseppe e Maria: perché mi cercavate, non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? (Lc 2,49)
- difficile non immaginare il disagio provato nel cuore da Maria e Giuseppe davanti a tali parole, ma altrettanto difficile non cogliere nel loro atteggiamento la gioia per il ritrovamento di Gesù10
- Maria in particolare custodisce tutto nel suo cuore, rivelandosi come immagine perfetta di ogni credente e della Chiesa, custodisce la Parola affinché possa progressivamente illuminare la conoscenza del Signore
- Gesù poi, ritorna a Nazareth con Maria e Giuseppe e obbediva loro volentieri (Lc 2,51): l’obbedienza a Dio, al Vangelo, al suo insegnamento è fonte di gioia per ciascuno e la vita quotidiana sarà ormai il nuovo tempio, il luogo della rivelazione di Dio
Alcune con-siderazioni:
- l’Unitalsi è il luogo in cui vivere appieno gli insegnamenti della Chiesa, valorizzando le occasioni di festa in cui la comunità ecclesiale si ritrova per celebrare il Signore: partecipando alla vita associativa l’unitalsiano viene educato alla vita di fede
- l’Unitalsi si lascia guidare da Gesù come unico Maestro, colui che traccia il percorso del vero servizio: ogni altra figura (anche quando ricopre o ha ricoperto incarichi associativi) sarà valida e degna di fiducia solo quando sarà umile testimone della sapienza evangelica
- l’Unitalsi insegna a prendere come esempio il cuore di Maria, a custodire nel proprio cuore la Parola del Signore perché da tale atteggiamento possa scaturire un servizio fedele all’insegnamento del Vangelo
• E noi: sappiamo cogliere la gioia nell’osservare il Vangelo? Chi sono i nostri “maestri”? Ci piace essere considerati “maestri”?

 

 

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento Domenica 08 Aprile 2012 22:44